Storia

      E’ stato chiamato soltanto Santa Cristina fino al regio decreto dell’8 maggio 1864 (la specificazione “ d’Aspromonte” fu aggiunta per distinguerlo da altri centri che portavano lo stesso nome).
Il toponimo è di origine agionimica e risulta attestato in una serie di documenti. Il più antico, in greco, è del X secolo, “Αγία Κρίστίνα”, poi “εκ την Αγίαν Κρίστίνα” (anno 1188) e “Clerici S.Christine” (anno 1325).
     Secondo alcuni potrebbe derivare dal nome dell’antico castello che si trova menzionato nella vita di S. Elia il Giovane il quale, pare, vi abbia dimorato per un certo periodo (forse alla fine del IX secolo). Questa ipotesi porta ad argomentare che un primitivo insediamento esistesse già prime di questa epoca. 

     Il maniero, che aveva funzioni difensive, fu espugnato nel corso delle lotte tra Aragonesi e Angioini. Il borgo nel Medioevo faceva parte del feudo dei Ruffo. Nel 1466, però i Ruffo subirono il sequestro da parte di re Ferrante, a causa della loro adesione alla ribellione di Antonio Centelles, marchese di Crotone.
     Santa Cristina passò quindi al regio demanio sino al 1841, quando fu ceduta a titolo vitalizio a Florio Rovarello, cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano. Poco dopo, però, a causa del dissesto finanziario della Corte, re Ferrante la vendette per 2000 ducati ai nipoti dello stesso, Antonio e Geronimo Rovarello. Con la discesa di Carlo VIII, i Ruffo riuscirono a riottenere i loro feudi grazie al loro sostegno al monarca francese. Con il ritorno degli Aragona al potere anche queste concessioni vennero annullate. 
     Successivamente Giovanni Ruffo riuscì a riprendersi solo Sinopoli, tra tutti i suoi possedimenti confiscati. Santa Cristina passò quindi, intorno al 1495, agli Spinelli nella persona di Carlo I (furono prima duca di Seminara e primo principe di Cariati). 
     Gli Spinelli vi incardinarono anche il titolo di conti. Rimasero fino al 1806. Casali di Santa Cristina furono Pedavoli, Paracorio, Cozzapodine, Santa Giorgia, Lubrichi, Scido e Sitizano.
     Nel 1783 fu violentemente colpita dal terremoto, tristemente noto con il nome di “flagello”, che fece molte vittime, provocò il crollo di gran parte del paese (compreso il castello, il convento dei Minori Osservanti e diverse chiese tra cui quelle di Santa Maria della Porta, la Matrice Protopapale di San Nicola di Mira, lo Santo Spirito, Santa Cristina, San Rocco, San Sebastiano e l’Assunta) e un’epidemia che causò altri morti. Gli abitanti superstiti furono costretti ad abbandonare le proprie case e a riedificare la cittadina più in alto, nella località S. Lorenzo della sconfitta (l’odierno sito), su una proprietà della famiglia Mazzapica (questa era arrivata nel 1495 al seguito del principe Spinelli).
     Santa Cristina diventò comune autonomo nel 1811, con il riordino amministrativo che le attribuì le frazioni (già casali) di Lubrichi, Scido e Santa Giorgia.
     Nel 1837 perse questi ultimi due villaggi che andarono a costituire il comune di Scido.
     Precedentemente (nel 1811) perse anche i casali di Pedavoli e Paracorio (oggi Delianuova).
 

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